Da sempre, l’uomo costruisce. E le costruzioni evolvono assieme alle sue competenze, all’avanzare delle tecnologie e al mutare delle esigenze di chi abiterà gli spazi. Per questa ragione, la ricerca di materiali da costruzione efficienti non si è mai fermata: gli architetti di oggi come quelli di ieri studiano incessantemente soluzioni migliorative e innovative per le loro realizzazioni, frutto non soltanto di talento progettuale e abilità costruttiva ma anche e soprattutto di qualità e prestazioni dei materiali.
In un armonioso fil rouge tra passato e presente, gli attuali blocchi in calcestruzzo vibrocompresso possono essere considerati l’evoluzione delle tradizionali pietre locali che, un tempo, venivano tagliate in blocchi e faticosamente sbozzate a mano.
Con la loro straordinaria capacità di interpretare le diverse esigenze progettuali ed estetiche di ogni tipo di costruzione, i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso – declinati in numerose variabili in termini di formato, colore e finitura – sono gli alleati insostituibili del progettista/costruttore che desidera caratterizzare in modo unico e originale qualunque edificio.
Oltre che essere formidabili dal punto di vista prestazionale, questi elementi costruttivi offrono il valore aggiunto di poter riprodurre in modo pressoché identico colore e finiture (e quindi estetica) di materie prime che, precedentemente, potevano essere reperite soltanto nel loro territorio d’origine. Non si tratta di un beneficio da poco, specialmente se associato al fatto che i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso sono oggi prodotti a livello industriale, e quindi replicabili in modo unitario virtualmente all’infinito.
La perfetta sinergia tra performance e impatto visivo è una delle ragioni che rendono i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso una soluzione di massimo interesse per i progettisti attuali. Tuttavia, un’approfondita conoscenza delle caratteristiche tecniche, costruttive e di finitura di questo materiale è la conditio sine qua non per poter compiere scelte progettuali corrette.
Cenni sulla composizione dei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso
Dal punto di vista delle materie prime, i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso si compongono di miscele cementizie di diversa densità in funzione delle varie esigenze produttive legate a prestazioni e resistenza meccanica.
A sua volta, il calcestruzzo è il risultato della miscelazione di leganti, sabbie e ghiaie, acqua e additivi vari. Il legante è, in questo caso, il cemento, in genere di tipo Portland, che può essere normale, ad alta resistenza o ad alta resistenza e rapido indurimento.
In alternativa al cemento Portland (Tipo I), brevettato nel 1824 e inizialmente chiamato anche “pietra artificiale” per il suo colore grigio e aspetto lapideo, è possibile utilizzare altri quattro cementi per la realizzazione di opere civili e infrastrutturali:
- Cemento Portland composito (Tipo II)
- Cemento d’altoforno (Tipo III)
- Cemento Pozzolanico (Tipo IV)
- Cemento composito (Tipo V)
Gli ultimi due tipi sono impiegati in genere nelle prefabbricazioni.
Dal punto di vista estetico, i cementi utilizzati oggi per realizzare i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso possono essere grigi o bianchi. La prima colorazione, che talvolta tende al brunastro, è dovuta alla presenza di ossidi di ferro nel materiale, la seconda all’uso di calcare puro o caolino o comunque all’impiego di materie prime prive di ossidi.
Gli aggregati utilizzati per i calcestruzzi ordinari possono essere artificiali, come l’argilla espansa, le particelle in legno inertizzato o le ceneri volanti sinterizzate, o naturali, ossia costituiti da ghiaie e sabbie alluvionali, pietrisco e lapillo-pomice, e occupano circa tre quarti del materiale. Dal momento che rappresentano lo “scheletro” del conglomerato, la loro granulometria – oltre a non essere né troppo fine né troppo grossa – dovrà essere anche dimensionalmente varia in modo che gli inerti di piccola dimensione occupino i vuoti tra quelli di grandi dimensioni.
Per quanto riguarda l’acqua presente nell’impasto, deve essere limpida, non aggressiva chimicamente e non proveniente da scarichi: l’ideale è quindi l’acqua potabile. La sua quantità e determinata dal rapporto acqua/cemento, il cui valore è legato alla resistenza meccanica e alla durabilità richieste al materiale.
Infine, gli additivi hanno l’obiettivo di ottenere particolari prestazioni come la resistenza chimica o meccanica, la lavorabilità, l’antigelività, l’aspetto formale e altri ancora. Possono includere prodotti naturali e artificiali come fibre, ceneri, volanti, pigmenti, granulati e via discorrendo. Vengono aggiunti al calcestruzzo in piccole quantità, dallo 0,2% al 2%, e modificano la formulazione di base del materiale in funzione delle caratteristiche desiderate.
La durabilità dei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso
La durabilità del calcestruzzo è sempre influenzata da una serie di fattori, primo fra tutto il rapporto acqua/cemento (A/C) per ogni metro cubo di materiale. Tanto più questo fattore è elevato, tanto maggiore sarà il volume dei capillari che consentono agli agenti aggressivi di penetrare nella struttura del manufatto. Di riflesso, il degrado delle strutture in calcestruzzo, blocchi inclusi, è il risultato di un eccessivo contenuto d’acqua.
Nei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso il rapporto acqua/cemento è inferiore a 0,4.
Inoltre, la durata di una muratura costruita con questi materiali può essere misurata valutando i seguenti parametri:
- Protezione o esposizione ad agenti atmosferici e acque meteoriche.
- Mantenimento di una colorazione uniforme.
- Assenza di fenomeni degenerativi causati da inserti metallici come armature di irrigidimento o sistemi di fissaggio.
Va da sé che il lato dei blocchi più vulnerabile alle sollecitazioni, in particolare quelle causate dagli agenti atmosferici e dall’acqua, è inevitabilmente la cosiddetta “faccia a vista”. In tal senso, i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso possono essere idrofugati nella massa aggiungendo all’impasto stereati o altre sostanze che modificano la tensione superficiale acqua-blocco e impediscono la penetrazione dell’acqua nei costituenti. Tuttavia, al fine di ridurre il rischio di degenerazione è importante idrofugare anche la malta di posa.
Per quanto riguarda invece il mantenimento della colorazione uniforme, esso è garantito dall’impiego – nella fase produttiva dei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso – di pigmenti a base di ossidi inorganici (non soggetti a degrado) distribuiti nella malta cementizia.
Queste indicazioni sono da considerarsi di massima: laddove le condizioni ambientali fossero particolarmente gravose, sarà infatti necessario valutare l’applicazione di particolari protezioni aggiuntive sulle pareti al fine di ridurre il rischio che i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso entrino in contatto con l’agente aggressivo che potrebbe causarne il deterioramento.
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