Le ragioni per cui i progettisti scelgono di utilizzare i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso per la realizzazione delle murature si basano sui criteri qualitativi che le definiscono, e ai quali questo sistema costruttivo risponde puntualmente:
- Semplicità di progettazione: i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso permettono una coordinazione modulare efficace, e la varietà di componenti disponibili risolve le più diverse esigenze estetiche e progettuali dell’opera.
- Rapidità di costruzione: i blocchi sono proposti anche in grandi formati, così come in pezzi speciali caratterizzati da ottima lavorabilità.
- Elevato comfort ambientale: questo sistema costruttivo garantisce un’efficace isolamento termoacustico e una buona eliminazione del vapore.
- Durata nel tempo: nei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso, la durevolezza è associata alla resistenza agli shock termici e al fuoco, alla tenuta all’acqua e al basso contenuto di umidità.
- Bassi costi di manutenzione e gestione: i blocchi richiedono manutenzione minima.
Va precisato che la scelta del materiale e del sistema con cui costruire una muratura è essenzialmente propedeutica al successo di un progetto: nella muratura, il blocco non è infatti solamente un elemento modulare e ripetuto, quanto piuttosto il nucleo centrale e la “cellula primaria” di una struttura completa, risultato dell’efficace integrazione delle parti e dunque elemento focale caratterizzato da una forte identità propria.
Modularità, economicità e flessibilità applicativa del blocco in calcestruzzo vibrocompresso
Il principio della modularità dei blocchi è fondamentale per due aspetti: permette di organizzare la struttura della muratura a partire dalle dimensioni dell’elemento di base (e dal reticolo realizzato nell’interasse dei giunti orizzontali e verticali), e offre l’opportunità di identificare in modo preciso le aree di cambiamento delle finiture (per esempio in presenza di lesene, vuoti, oggetti e altre specificità morfologiche).
Contestualmente, la possibilità di utilizzare finiture diverse in un contesto modulare diventa uno strumento compositivo di controllo: il progettista e il costruttore potranno quindi disegnare campiture e profili a intervalli scanditi ritmicamente dal passo ripetitivo.
Per quanto riguarda l’aspetto dell’economicità dei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso, va ribadito che l’elevata capacità portante di questo sistema anche in zona sismica, unita alla possibilità di realizzare soluzioni faccia a vista, influisce certamente sulla scelta. In tal senso, precisiamo che dimensioni, granulometria, texture, colore, capacità traspirante e grado di assorbimento dell’acqua dei blocchi possono essere formulati con estrema precisione dal produttore secondo le prestazioni richieste dal progettista, che otterrà quindi soluzioni su misura.
Infine, la flessibilità applicativa insita nel blocco si riverbera nel vantaggio di poter realizzare, con relativa facilità, anche forme complesse e non necessariamente riconducibili al mero parallelepipedo, che potranno poi essere personalizzate con innumerevoli cromie e finiture superficiali.
In sintesi, le straordinarie qualità tecniche dei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso – elementi sicuri e altamente performanti – unite alla libertà espressiva che essi lasciano al progettista, le rendono tra i sistemi costruttivi favoriti per le applicazioni più diverse, siano esse residenziali, commerciali o industriali, pubbliche o private, piccole o grandi, semplici o articolate.
Tipologie e geometrie dei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso per le murature
La norma europea UNI EN 771-3/2005 definisce il blocco in calcestruzzo vibrocompresso come “un elemento per muratura fabbricato da legante cementizio, aggregati e acqua che può contenere miscele e aggiunte e pigmenti colorati e altri materiali incorporati o applicati durante o dopo la fabbricazione dell’elemento.”
Questa normativa è specificamente riferita agli elementi in calcestruzzo vibrocompresso da utilizzarsi per la costruzione di murature – ossia i blocchi – e, oltre a fornirne la definizione, ne indica la classificazione, le prestazioni, i requisiti, i limiti di accettazione e i metodi di prova, offrendo una panoramica completa e piuttosto esaustiva di questo sistema costruttivo.
I blocchi in calcestruzzo vibrocompresso hanno, di norma, una forma a parallelepipedo (seppure esistano elementi di forma particolare, come spiegato esaustivamente nel nostro precedente approfondimento). L’etichettatura CE del blocco ne riporta le dimensioni (lunghezza, larghezza e altezza) e la categoria di tolleranza dimensionale. Particolarmente interessanti risultano poi le dimensioni di coordinazione, chiamate anche “dimensioni modulari di coordinamento” che, considerando gli spessori di malta o giunti e tolleranze dimensionali, corrispondono alle dimensioni reali dell’elemento.
Per quanto riguarda le costole perimetrali dei blocchi, il loro spessore minimo è legato ai requisiti prestazionali secondo la seguente distinzione:
- Blocchi ad alte prestazioni: i cui requisiti sono connessi all’ottenimento di specifiche prestazioni della parete, come la portanza, l’acustica, le caratteristiche estetiche o tagliafuoco.
- Blocchi a prestazioni normali: ossia tutti gli altri.
Sebbene non esplicitamente riportato dalla UNI EN 771-3/2005, i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso sono inoltre definiti pieni, semipieni o forati in funzione della percentuale di foratura dell’elemento (si veda, in tal senso, il DM 14/09/2005 alla sezione 5.4.2.2 ).
Vi è poi l’aspetto della configurazione, che nei blocchi portanti dovrà essere specificamente dichiarata dal produttore. La UNI EN 771-3/2005 fa riferimento in questo caso allo spessore della parete esterna, alla percentuale di foratura, all’aspetto della faccia esposta e, per i soli elementi faccia a vista, alla planarità.
Per quanto concerne le pareti faccia a vista, l’aspetto estetico sarà ovviamente considerato centrale: la normativa suggerisce di stabilire la conformità della muratura sulla base di un confronto con campioni approvati, che dovranno essere comparati a una distanza di tre metri e in condizioni di luce diurna normale.
Di solito, la non conformità estetica di una muratura è il risultato di difetti dei blocchi imputabili a errori durante la fase produttiva: i blocchi vengono considerati “non conformi” quando uno o più difetti che ne condizionano l’aspetto complessivo risultano visibili a occhio nudo alla distanza di un metro. Tra i difetti più comuni figurano la discordanza cromatica o la presenza di occasionali efflorescenze superficiali che, comunque, dovranno superare l’8% del totale dei blocchi perché questi siano effettivamente considerati non conformi.
Le principali caratteristiche tecniche e fisiche dei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso
Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche e fisiche del blocco, come è noto la produzione altamente specializzata di questi sistemi mette oggi a disposizione elementi di varia tipologia. In termini pratici, ciò significa che il mercato propone blocchi per le diverse applicazioni, dalla realizzazione di murature sottoposte a carichi gravosi (per esempio destinate alle zone sismiche) a quelle fonoisolanti o fonoassorbenti, dalle pareti resistenti al fuoco a quelle esposte agli agenti atmosferici, fino a quelle ad alto isolamento termico.
Va da sé che starà al progettista definire quali tra i blocchi disponibili sia effettivamente più adatto alle varie applicazioni in funzione delle caratteristiche tecniche richieste alla muratura.
La massa dei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso
I blocchi in calcestruzzo vibrocompresso possono essere composti da calcestruzzo pesante o alleggerito. Il calcestruzzo alleggerito si ottiene ricorrendo ad aggreganti leggeri di origine naturale (come la pomice o il lapillo) o artificiale (come l’argilla espansa).
La massa volumica del blocco influisce su diverse caratteristiche della muratura, come la resistenza meccanica, l’isolamento termoacustico e la resistenza al fuoco.
La già citata norma UNI EN 771-3 offre una classificazione dei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso in relazione alla massa volumica a secco del calcestruzzo che risulta specialmente utile in fase progettuale. Impone inoltre al produttore del blocco di dichiararne in modo esplicito la massa volumica a secco lorda degli elementi (la massa volumica a secco netta del calcestruzzo è invece da dichiararsi solo se il blocco ha specifici requisiti acustici).
La resistenza alla compressione e l’assorbimento d’acqua
Tra le principali caratteristiche tecniche del blocco in calcestruzzo vibrocompresso va poi sicuramente considerata la resistenza alla compressione, dichiarata in marcatura CE dal produttore. La normativa UNI EN 771-3 suddivide in tal senso i blocchi in due categorie:
- Categoria I, per elementi con valore di resistenza a compressione dichiarato e garantito al 95%.
- Categoria II, per elementi con valore di resistenza a compressione non dichiarato.
Per i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso appartenenti alla Categoria I, è richiesta un’attestazione di conformità di livello 2+, ossia effettuata da un ente accreditato dal Ministero, mentre per gli altri (attestazione 4) sarà sufficiente un’autocertificazione del produttore.
È anche importante tenere a mente che la resistenza a compressione dichiarata sulla marcatura CE del blocco potrà essere media (frattile 50%) o caratteristica (frattile 95%, inferiore alla precedente), e che il 95% dei blocchi ha comunque una resistenza superiore a quella dichiarata. Si tratta di un dettaglio importante di cui il progettista dovrà sempre tenere conto in fase di calcolo della muratura.
I fattori da cui la resistenza a compressione dei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso dipende sono diversi: composizione del calcestruzzo, forma del blocco, percentuale di foratura, modalità produttive e altri ancora.
Un’altra importante caratteristica dei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso è il loro grado di assorbimento dell’acqua.
In tal senso, sebbene la normativa preveda che, per i blocchi faccia a vista per esterno, sia sempre indicato il coefficiente di assorbimento d’acqua massimo legato ad azione capillare, il produttore dovrà sempre valutare anche quello dovuto a immersione per ogni tipo di blocco.
Infine, la normativa UNI EN 771-3 prevede che il fabbricante dichiari anche altre proprietà del blocco, come quelle termiche, quelle legate agli spostamenti dovuti all’umidità, la resistenza al gelo, la permeabilità al vapore acqueo, la classificazione di reazione al fuoco, l’aderenza a taglio e quella a flessibile (se pertinenti con l’applicazione del blocco stesso).
Altre proprietà che il progettista dovrà valutare in fase di calcolo figurano – solo per citarne alcune – la stabilità dimensionale, la planarità delle superfici, la massa volumica a secco, lorda e netta del calcestruzzo, le tolleranze dimensionali e le proprietà di isolamento acustico.
Le qualità cromatiche del blocco in calcestruzzo vibrocompresso
Nel definire le caratteristiche tecniche e fisiche dei blocchi in calcestruzzo vibrocompresso, anche le qualità cromatiche di questi sistemi giocano un ruolo importante.
In tal senso, è importante specificare che il colore di un materiale è strettamente legato alla sua trasmissione, riflessione e/o assorbimento della luce, e che può essere indicativo di particolari composizioni chimiche o del suo stato di conservazione (va da sé che un materiale degradato potrà presentarsi anche alterato cromaticamente).
Dal momento che le proprietà chimiche e fisiche dei materiali edilizi possono subire delle modificazioni a seguito dell’esposizione alla luce naturale o artificiale, sarà compito del progettista individuare le soluzioni in grado di mantenere le loro caratteristiche invariate nel tempo in funzione delle diverse applicazioni.
Per quanto concerne, nello specifico, i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso, la loro colorazione è il risultato di una produzione industrializzata di miscele liquide di pigmenti composte da acqua, colore e additivi stabilizzanti di varia natura, così come del colore del calcestruzzo utilizzato, della tipologia di sabbia e della tonalità dei pigmenti stessi.
Qualità cromatiche ancora più specifiche sono legate a un approccio ancora più innovativo che comporta l’impiego di pigmenti granulari, ossia di microgranuli che contengono quasi totalmente pigmento concentrato e solo una minima parte di agenti dispersivi e leganti. Questi microgranuli vengono aggiunti all’impasto durante la fase di produzione del blocco, dissolvendosi immediatamente grazie all’acqua in esso presente.
Oltre che in versione bianca, i blocchi sono oggi disponibili anche in colorazioni tenui, in tonalità chiare e brillanti e persino in colori scuri, risultato della miscelazione delle tinte primarie (giallo, arancio, rosso, nero), talvolta sommate a pigmenti di biossido di titanio (per le tinte pastello e il bianco candido), cromo trivalente (per il verde), ultramarino (per il colore blu) oppure ossidi di cobalto-alluminio (nuovamente, per il verde), di cobalto-nickel-zinco-titanio (per il blu-verde) o cobalto-cromo-alluminio (per il blu).
Inutile precisare che i pigmenti utilizzati devono essere salubri e sicuri, resistenti all’azione dei raggi ultravioletti, agli alcali e all’aggressione degli agenti atmosferici.
L’estrema somiglianza dei blocchi faccia a vista in calcestruzzo vibrocompresso con la tradizionale pietra naturale, unita all’ampia disponibilità di cromie e texture superficiali, permette oggi di realizzare manufatti edilizi non soltanto prestazionalmente eccellenti, ma anche formidabili dal punto di vista estetico e in grado di plasmarsi in piena armonia con il contesto naturale circostante.
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