Le pavimentazioni autobloccanti sono una specifica tipologia di pavimento per esterni composta da blocchi progettati per incastrarsi tra loro senza l’impiego di malta o adesivi. Realizzati generalmente in cemento, questi elementi possono avere diverse forme e dimensioni, e vengono posati secondo vari schemi (qui il nostro approfondimento in merito) in modo da costituire una superficie solida, durevole e sicura.

Le peculiarità che contraddistinguono le pavimentazioni autobloccanti sono svariate. Tra queste, le più determinanti includono:

  • Facilità di installazione: poiché i blocchi si incastrano tra loro senza necessità di malta o adesivi, la loro posa è relativamente semplice e veloce. È inoltre versatile: questi sistemi possono infatti essere installati anche su un letto di sabbia o ghiaia, in un sistema definito “a secco” perché le betonelle vengono semplicemente appoggiate su un fondo di materiale inerte accuratamente compattato.
  • Flessibilità: i blocchi autobloccanti sono disponibili nelle più svariate forme, dimensioni e colori. Tale flessibilità produttiva, abbinata agli innumerevoli schemi di posa possibili, li rende una soluzione ideale per il progettista che desidera beneficiare di massima libertà creativa, per esempio realizzando design personalizzati e motivi decorativi.
  • Robustezza e durabilità: le pavimentazioni autobloccanti sono molto resistenti e possono sopportare carichi anche piuttosto gravosi, un vantaggio che li rende adatti per pavimentare vialetti, parcheggi, piazze e altre aree pedonali o carrabili.
  • Semplicità di manutenzione: nell’eventualità di danni a uno o più blocchi, e laddove il rivestimento sia stato posato in modo corretto, è possibile sostituire rapidamente il singolo elemento senza intervenire su tutta la pavimentazione.
  • Drenaggio: esistono particolari tipologie di pavimentazioni autobloccanti (chiamate drenanti e filtranti) progettate per massimizzare il deflusso delle acque meteoriche, riducendo il rischio di allagamenti e contribuendo a una migliore gestione delle acque piovane.
  • Estetica: le pavimentazioni autobloccanti sono soluzioni molto gradevoli dal punto di vista estetico perché caratterizzate da un look pulito e minimalista, e possono inoltre imitare l’aspetto di materiali più pregiati come la pietra naturale o il mattone.

Le pavimentazioni autobloccanti possono essere installate nei contesti più diversi: vialetti e percorsi pedonali, parcheggi e aree di sosta, piazze e spazi pubblici in outdoor, aree residenziali e cortili e strade a viabilità leggera o media. Sono particolarmente indicate per aree a traffico pedonale e a traffico veicolare moderato, e possono essere utilizzate anche per una più efficace gestione delle acque piovane.

Va da sé che, al fine di garantire tutti i vantaggi finora elencati e assolvere al meglio le sue funzioni, la pavimentazione autobloccante deve essere posata a regola d’arte. La qualità della sua installazione influenza infatti non soltanto l’impatto estetico complessivo della superficie, ma anche la sua funzionalità, sicurezza e durata nel tempo.

Come avviene la posa a regola d’arte delle pavimentazioni autobloccanti

La tecnica di posa ideale per le pavimentazioni autobloccanti utilizza attrezzature specifiche e si compone di fasi sequenziali al fine di garantire velocità, precisione e un eccellente risultato finale. Una posa meccanica di qualità delle pavimentazioni autobloccanti deve infatti assicurare la realizzazione di una superficie ben allineata, livellata e stabile, con un corretto sistema di drenaggio e una rifinitura precisa.

La prima fase comporta la preparazione del sottofondo, che dovrà essere ben compattato e livellato per evitare movimenti dei blocchi e garantire una superficie stabile. Sarà anche opportuno realizzare un adeguato sistema di drenaggio per prevenire pericolosi accumuli d’acqua sotto la pavimentazione (la risetta, ad esempio, è un fine inerte che ben sia adatta alla funzione di strato di allettamento per i blocchi e, proprio in virtù della sua capacità drenante, rappresenta una buona alternativa alla sabbia). A questo scopo si utilizza in genere del geotessuto che, disteso sul sottofondo (o addirittura prima della stesura del sottofondo, casomai fosse necessario migliorare la ripartizione di carico di quest’ultimo), riduce il rischio di crescita di piante infestanti tra i blocchi.

È poi essenziale prestare massima attenzione all’uniformità dei blocchi, che devono essere posati in modo preciso, allineato e a distanza uniforme. Essi dovranno essere inoltre livellati per evitare dislivelli e irregolarità sulla superficie finita, che potrebbero generare problemi alla viabilità e inficiare la durata del manufatto.

Per ottemperare a quanto sopra, si utilizzano macchine specifiche – come le pavimentatrici, adatte alla posa di tutte le varietà di autobloccanti oggi disponibili in commercio e ideali anche per pavimentare aree medio-grandi – al fine di garantire una distribuzione uniforme e una posa precisa, e i compattatori verticali o a piastra vibrante per assicurare un’ottima compattazione e stabilità del sottofondo.

Nella fase successiva alla posa, è essenziale rifinire i giunti con sabbia o altro materiale appropriato per stabilizzare la pavimentazione, e rimuovere eventuali detriti e residui di materiali in modo che la superficie risulti pulita e uniforme.

La fase conclusiva della realizzazione di una pavimentazione autobloccante comporta la verifica visiva del manufatto per identificare eventuali anomalie e difetti, come blocchi non allineati o irregolarità, e l’impiego di strumenti di misura per accertare che le distanze tra i blocchi e i livelli siano pienamente conformi agli standard.

Infine, è sempre opportuno effettuare test di resistenza della pavimentazione al traffico e alle condizioni ambientali e verificare che il sistema non richieda interventi di manutenzione frequenti, ossia che le sue prestazioni siano effettivamente stabili nel tempo.

Quando una pavimentazione autobloccante non è realizzata correttamente

Quando una pavimentazione autobloccante non è realizzata correttamente, possono verificarsi diversi problemi che compromettono sia l’estetica sia la funzionalità della superficie.

Tra le criticità più comuni che è possibile riscontrare in questi casi figurano la presenza di irregolarità sulla superficie (che mostrerà dislivelli, avvallamenti, ondulazioni o aree rialzate, ma anche blocchi disallineati rispetto allo schema di posa), movimento e instabilità dei blocchi, presenza di crepe e fessurazioni tra i blocchi o sui blocchi stessi, accumuli d’acqua (risultato di un inadeguato drenaggio, che può generare anche erosione del sottofondo e quindi causare ulteriori problemi di instabilità), e difficoltà di manutenzione e riparazione.

Tra i “campanelli d’allarme” che potrebbero suggerire la posa non corretta di una pavimentazione autobloccante citiamo:

  • Rumori insoliti e vibrazioni durante l’uso della superficie, che potrebbero indicare un compattamento scorretto del sottofondo.
  • Alterazioni visive, che possono segnalare una posa inadeguata dei blocchi o, di nuovo, un compattamento non idoneo del letto.
  • Misurazioni errate in termini di allineamento e altezza dei blocchi.

L’importanza del sottofondo (ma non solo) nella posa dei pavimenti autobloccanti

Al fine di garantire una posa ottimale del pavimento autobloccante ed evitare pericolosi cedimenti, prestare particolare attenzione alla qualità del sottofondo è essenziale: questo elemento è infatti lo “strato” che si interpone tra blocchi e terreno e che funge da garante per un’adeguata e costante planarità del rivestimento, grazie alla sua capacità di distribuire il carico.

In genere, l’esecuzione a regola d’arte del sottofondo prevede che la rimozione di uno strato di terreno di circa 30 centimetri per poi sostituirlo con inerte stabilizzato: la granulometria di quest’ultimo tenderà a diminuire dal basso verso l’alto, ossia dal terreno (granulometria di 5-8 cm) al piano di posa dei blocchi (granulometria di 1 cm). L’inerte dovrà poi essere spianato, rullato e bagnato in modo che possa incrementare la propria compattezza.

Dopo aver completato il sottofondo, è essenziale fissare i bordi degli autobloccanti utilizzando opportuni cordoli, che potranno essere costituiti da profili in cemento o da piccoli muri in pietra o porfido.

La bordatura laterale ha lo scopo di mantenere il pavimento nella sua corretta posizione: poiché i blocchi sono solo appoggiati e non incollati, è infatti necessario un elemento di contenimento lungo il perimetro per assicurare che il pavimento rimanga ben ancorato.

Ricordiamo anche che, per circa due o tre mesi dopo l’installazione, la pavimentazione dovrebbe rimanere coperta di sabbia per un ottimale assestamento. La sabbia dovrebbe essere sparsa regolarmente sulla superficie per favorirne la distribuzione nelle fessure tra i blocchi.

È poi consigliabile applicare un diserbante un paio di volte all’anno per eliminare erbe infestanti e muschio, soprattutto nei lati a nord. Anche se il geotessuto riduce la crescita delle infestanti, non la elimina completamente. Infine, è assolutamente normale che il colore dell’autobloccante schiarisca con il tempo. Tale variazione, che può essere compresa tra l’1% e il 3%, è infatti una caratteristica tipica di questo tipo di pavimentazione.

CUBO è specializzata nella progettazione architettonica e strutturale e nella posa a regola d’arte di pavimentazioni in masselli autobloccanti, una soluzione che – come precedentemente evidenziato – si rivela ottimale per le più svariate applicazioni esterne, da quelle residenziali a quelle commerciali, da quelle urbane a quelle industriali. Scopri maggiori informazioni sul servizio ed entra in contatto con i nostri esperti per ricevere una consulenza sul tuo progetto.