Le murature in blocchi di calcestruzzo vibrocompresso sono sistemi costruttivi versatili che ben si inseriscono nei contesti più diversi, da quelli relativamente disomogenei tipici delle città italiane (e, a più ampio spettro, europee) del secondo dopoguerra a quelli più contemporanei e architettonicamente evoluti delle moderne metropoli.
Oltre che essere compatibili a livello urbanistico, questi materiali da costruzione sono anche caratterizzati da una scarsa incidenza sull’ambiente, sia esso naturale o costruito: ciò significa che il loro impiego è da considerarsi vantaggioso anche dal punto di vista dell’ecosostenibilità.
Il calcestruzzo è un materiale sostenibile basato sull’impiego di risorse che, benché non inesauribili, sono comunque presenti in abbondanza in natura e causano un impatto ambientale limitato in fase di estrazione. Si fa riferimento in questo senso ai criteri ecologici LCA (Life Cycle Assessment) che, nel caso del cemento, parlano di una composizione basata al 75% sul calcare, un minerale estremamente comune sul nostro pianeta.
L’impronta di carbonio più incidente è invece legata alla fase di lavorazione delle materie prime: il cemento rappresenta solo il 30% della composizione del calcestruzzo, ma è comunque responsabile di più dell’85% del consumo di energia e del 94% circa delle emissioni di anidride carbonica. Sebbene non impieghi in modo diretto alcuna sostanza pericolosa, la sua fase produttiva richiede in ogni caso un elevato consumo di energia termica ed elettrica. Per quanto riguarda invece il fabbisogno idrico, nel ciclo tecnologico del cemento esso è limitato così come la produzione di rifiuti, praticamente nulla.
Proprio in considerazione di quanto finora esposto, la ricerca si impegna da tempo a sperimentare nuove tecnologie e processi produttivi che possano contenere sia i consumi energetici tipici della produzione di cemento che i valori di inquinamento acustico ad essa correlati.
Nel confezionamento del calcestruzzo, è ad esempio possibile ridurre il costo energetico del cemento utilizzando almeno in parte le scorie d’altoforno, mentre gli inerti naturali potranno provenire da soluzioni a basso impatto ambientale come i materiali di scarto o l’argilla espansa.
Quest’ultima è un prodotto totalmente naturale che non rilascia sostanze tossiche né disperde fibre o particelle pericolose per la salute umana. Inoltre, non richiede l’impiego di sostanze stabilizzanti, vanta ottime prestazioni di resistenza termica, meccanica e di comportamento al fuoco, mantiene inalterate nel tempo le proprie caratteristiche e si distingue per un elevato potere fonoisolante e fonoassorbente.
Perché il calcestruzzo è un materiale ecocompatibile
Nella valutazione della compatibilità ambientale del calcestruzzo, bisogna fare prima di tutto riferimento alla norma UNI EN 206-1 “Specificazione, prestazione e conformità”, che stabilisce i requisiti per i materiali componenti, le limitazioni alla composizione, le procedure di controllo in fase produttiva, i criteri e la valutazione di conformità della produzione del materiale.
In tal senso, le emissioni in atmosfera sono essenzialmente il risultato delle fasi produttive e di trasporto e includono anidride carbonica, acido solfidrico, monossido di carbonio, metalli, metano, ossidi di azoto, composti volatili, particolato volatile e anidride solforosa.
Per quanto riguarda invece il calcestruzzo in sé, esso vanta determinate caratteristiche che lo rendono un eccellente materiale dal punto di vista della compatibilità ambientale.
Blocchi in calcestruzzo vibrocompresso e bioarchitettura, progettazione bioclimatica ed edifici passivi
Durabilità e atossicità, resistenza al fuoco, elevata massa termica e coibenza termica, insonorizzazione, resistenza sismica e all’azione del vento, riciclabilità, salubrità e sostenibilità economica, libertà compositiva, impatto estetico e compatibilità ambientale: queste caratteristiche non soltanto rendono i blocchi in calcestruzzo vibrocompresso ideali per la realizzazione di edifici standard a massime prestazioni, ma anche per costruzioni in linea con i principi della bioarchitettura, della progettazione bioclimatica e degli edifici passivi.
Blocchi in calcestruzzo ed ecosostenibilità: cenni sulla determinazione del costo energetico
Quando si parla di manufatti edilizi, l’impatto ambientale – ossia l’ecocompatibilità ed ecosostenibilità – viene generalmente valutato in funzione del costo energetico necessario alla loro realizzazione, conservazione nel tempo e smaltimento al termine del ciclo di vita.
In termini più specifici, il costo energetico di una costruzione è determinato dalla somma dei consumi energetici necessari a produrre il manufatto, a mantenerlo lungo l’intero ciclo di vita e a smaltirlo quando tale ciclo di vita è terminato, divisa per la durata in anni presunta del manufatto stesso. È quindi facile intuire che, riducendo il valore legato ai consumi in fase produttiva, si verificherà anche un abbattimento sensibile del costo energetico generale dell’opera architettonica.
Da un confronto effettuato tra i costi energetici e ambientali di una muratura di spessore 12 centimetri realizzata in blocchi di calcestruzzo vibrocompresso e altre murature di uguale spessore risultato dell’impiego di materiali costruttivi diversi, è emerso che la prima presenta un indice di impatto inferiore. Tra i fattori che hanno influenzato il risultato figurano il costo energetico legato alla malta di posa e quello dell’eventuale intonaco: come è noto, la prima è significativamente ridotta per le murature in blocchi, il secondo addirittura bypassabile.
In conclusione, il costo energetico di un’opera architettonica può essere sensibilmente diminuito impiegando elementi in blocchi di calcestruzzo vibrocompresso, che necessitano di un consumo di energia più ridotto rispetto a quello di altri materiali da costruzione senza che le prestazioni e l’estetica del manufatto ne risultino inficiati.
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